L'ULIVO
E LA SUA STORIA

Le colline e le valli che circondano la
Tenuta Sant'Antonio sono caratterizzate dalla presenza di una nobile
pianta ricca di storia e tradizione, dai cui frutti si estrae un nettare
che da molti è definito l'oro dei sabini: l'ulivo. Le
sue origini
si perdono nella notte dei tempi: si sa per certo
che questa pianta era già coltivata migliaia di anni fa in Asia Minore e che da qui,
probabilmente per opera dell’antico popolo navigatore dei Fenici, si
diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, trovando in esso le
condizioni climatiche ideali al suo sviluppo.
A Gerusalemme, nell'orto di Getsemani,
esistono degli ulivi che, secondo alcuni botanici, potrebbero avere più di
tremila anni, e in
Sabina, a Canneto, vive un ulivo millenario che viene considerato il più
grande d'Europa.
L’ulivo era già conosciuto in Sicilia
e nell'area costiera del Mezzogiorno fin dal II millennio a.C., poi, pian
piano, si diffuse in altre zone della penisola italica, e già nel VII secolo a.C. era conosciuto in Etruria, e quindi assai verosimilmente
in Sabina.
A testimoniarne l’utilizzo sin dall’antichità restano i numerosi utensili per la raccolta e
la spremitura delle olive rinvenuti dagli archeologi nel corso di scavi
nell'area mediterranea, nonché diversi passaggi della Bibbia e del Corano
ove viene menzionata la nobile pianta.
Fin dalla sua scoperta l'ulivo ed i
suoi frutti sono stati protagonisti nella storia dell’umanità, tanto nelle
cerimonie religiose, quanto nella vita quotidiana: l'olio, infatti, venne utilizzato
sia nella celebrazione di riti propiziatori rivolti agli dei, sia come condimento
degli alimenti e nella medicina e nella cosmetica.
I Greci contribuirono alla diffusione
delle coltivazioni di ulivo, ma furono i Romani che, coltivandolo in ogni
territorio conquistato, diffusero questa nobile pianta in tutto il mondo
allora conosciuto.
Spesso i Romani pretesero dalle
popolazioni conquistate il pagamento dei tributi sotto forma di olio di
oliva, e furono loro i primi a costruire strumenti per la spremitura delle
olive e a perfezionare sempre meglio le tecniche di conservazione
dell'olio.
Sempre i Romani, poi, procedettero a
classificare l'olio di oliva in cinque qualità: "oleum ex albis ulivis"
proveniente dalla spremitura delle olive verdi, "oleum viride" proveniente
da olive raccolte a uno stadio più avanzato di maturazione, "oleum maturum"
proveniente da olive mature, "oleum caducum" proveniente da olive cadute a
terra e "oleum cibarium" proveniente da olive quasi passite che era
destinato all'alimentazione degli schiavi.
Ancora ai nostri giorni l'olio di
oliva rappresenta un prodotto carico di misticismo e soprattutto un
componente fondamentale della dieta mediterranea.
L'enorme varietà di aromi che offre lo rende un alimento utilizzabile in qualunque tipo di
cucina, difatti può essere fruttato o speziato, dolce o amaro,
forte o delicato, il suo gusto, infatti, è fortemente condizionato da
diversi fattori, ambientali e non, quali la esposizione al sole, la qualità,
il momento della
raccolta, il clima, il tipo di spremitura.
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